L'uomo dei coccodrilli

Sistan Beluchistan, Iran

Stiamo viaggiando nella regione del Sistan Beluchistan, nel sud est dell’Iran, la più grande e una delle più povere del paese, lungo i confini con l’Afghanistan e del Pakistan per finire sul Golfo di Oman.

Una volta era terra di briganti che attaccavano e derubavano le carovane dei commercianti, ma anche di tribù nomadi che arrivavano dall’Asia centrale per razziare i villaggi delle popolazioni stanziali che si occupavano di agricoltura. Una terra martoriata dagli eventi climatici, dove si alternano lunghi periodi di siccità a periodi di inondazioni terribili, venti fortissimi che per diversi mesi all’anno trasportano le sabbie del deserto e rendono quasi impossibile qualsiasi attività. E’ una zona ancora poco conosciuta e gli Iraniani delle altre regioni la evitano perché la ritengono pericolosa.  Non ci sono città interessanti, se non qualche piccolo caratteristico villaggio, non ci sono monumenti, se non qualche affascinante rovina, ed è difficile trovare informazioni sulla zona.

Anche Anita, la nostra amica Iraniana, non ci era mai stata, e proprio per questo abbiamo deciso di andarci insieme. Volevamo fare un viaggio senza appuntamenti, e farci semplicemente trascinare dagli eventi. Appoggiandoci a degli autisti locali che conoscevano la zona e più che altro sapevano dove era meglio non andare, siamo partiti dal piccolo villaggio di Gale Now situato al nord della regione a pochi chilometri dal confine con l’Afghanistan.

Percorrendo strade in apparenza senza fine, raggiungiamo il villaggio di Bahu Kalat, ad un centinaio di chilometri dal Golfo di Oman, che qui chiamano Piccolo Mare, e vicino alle montagne che fanno da confine col Pakistan. E’ uno dei più grandi della zona, ma a prima vista sembra quasi abbandonato. Oggi è un piccolo e polveroso villaggio in una zona desolata, dove ci abitano solamente 200 famiglie, un migliaio di persone. Molti si sono trasferiti per cercare lavoro altrove soprattutto a causa della lunga siccità che ha colpito la zona già da diversi anni e rende impossibile il lavoro dei campi.

Moslem, il nostro autista che ci accompagna in questa parte del viaggio, ci presenta una persona molto speciale, Malik Dinar, l’uomo dei coccodrilli. Malik ha 66 anni, sposato e ha nove figli. Ci racconta, con un fluente inglese, che da quando ci fu la rivoluzione le cose sono andate sempre di più peggiorando e che dopo aver lavorato un paio di anni come poliziotto nel distretto del villaggio, dovette andare a lavorare all’estero, come fecero tanti altri suoi compaesani. La sua famiglia rimase al villaggio, mentre lui, poco più che ventenne, andò a lavorare in Oman come elettricista, dove stava per sei mesi per ritornare brevemente a casa e tornare poi al lavoro, e così via per diversi anni. Successivamente, questa volta insieme alla moglie, si trasferì in Bahrein, ma lei dopo tre anni tornò a casa. Malik ci dice che è stata molto dura stare lontano da casa per così tanto tempo, ma che è anche molto soddisfatto delle esperienze che ha potuto fare. Adesso fa il contadino e coltiva alberi di mango, limoni e banane, anche se la maggior parte degli alberi si sono seccati a causa delle basse precipitazioni degli ultimi anni.

Gli chiediamo di parlarci dei coccodrilli, non avevamo idea di cosa avremmo visto.

I suoi occhi si accendono, forse non vedeva l’ora che gli facessimo la domanda, e inizia a raccontarci la sua storia. Circa 13 anni fa iniziò ad occuparsi dei pochi coccodrilli che sono rimasti in zona. Una volta ce n’erano diversi, ma a causa della siccità che attanaglia da diversi anni questa parte della regione, le pozze dove di solito vive questa specie di coccodrillo, si sono quasi completamente prosciugate, a tal punto che il Mugger crocodile è stato inserito nella lista rossa IUCN dal 1982 come specie vulnerabile. Il Mugger crocodile è abituato a vivere con poca acqua e sta anche per parecchio tempo sulla terra ferma. Il problema è però quando è affamato ed inizia ad allontanarsi dalle pozze e va a cercare cibo inoltrandosi nel villaggio per sfamarsi con il bestiame e il pollame delle famiglie che vivono in zona. Capita soprattutto d’estate, quando le temperature possono raggiungere anche i 50 gradi e l’acqua evapora molto velocemente. Succede però anche durante le alluvioni. Le piccole pozze si trasformano temporaneamente in grandi laghi che allagano le vie del villaggio e i coccodrilli si muovono liberamente fra le case, creando così non pochi problemi agli abitanti.

Per ovviare a questi problemi e quando nel fiume Sarbaz c’è abbastanza acqua, Malik utilizza la sua pompa per prenderla e fornirla alle pozze. Spesso però il fiume è purtroppo secco e quindi è costretto a utilizzare l’acqua destinata ai suoi campi. Ogni due o tre giorni, all’inizio lo faceva sempre, porta da mangiare ad una ventina di coccodrilli dei pezzi di pollo, scarti o rimanenze della sera che gli fornisce il macellaio del villaggio.

Malik ci racconta che secondo una leggenda Indiana, questo antico animale, discende da un mostro acquatico chiamato appunto “Mugger”, mentre gli abitanti del Beluchistan lo chiamano “Gando”, per via della sua particolare camminata che gli fa strisciare sempre il ventre sul terreno. Nella loro lingua “Gando” significa infatti “ciò che striscia sul suo ventre”.

Siamo stati seduti per parecchio tempo all’ombra dell’unico albero che c’è nell’ampio cortile di casa, mentre sorseggiavamo del tè, ad ascoltare la sua voce molto tranquilla con un tono soave, quasi fosse un cantastorie.

Dopo pochi minuti Malik torna, e ci chiede scusa se indossa dei vestiti sporchi e delle scarpe rotte, ma ci spiega che sono gli abiti che usa sempre quando va trovare i coccodrilli perché così lo riconoscono. In mano ha un secchio pieno di pezzi di pollo.

Lo seguiamo oltre il cortile in direzione del fiume. Una volta bastava fare qualche decina di metri per arrivare alla sponda, ora invece bisogna camminare per centinaia di metri nel terreno arido e impervio prima di raggiungere l’acqua.  Dobbiamo camminare dietro di lui in fila indiana ad una certa distanza, non dobbiamo fare rumore e soprattutto dobbiamo stare in silenzio. Procediamo con il passo il più possibile felpato, mentre Malik ci precede e inizia a chiamare i coccodrilli. Lo fa con la sua voce molto dolce, ripetendo più volte consecutivamente la stessa parola, “bebsi, bebsi”, che significa “dormi, dormi”. Nel frattempo si era seduto continuando a parlargli, e così poco dopo arrivano i primi coccodrilli che lo riconoscono e si fermano intorno a lui, rimanendo completamente immobili, anche loro ammaliati dalla sua voce. Si fanno toccare, accarezzare, e si muovono, con uno scatto fulmineo, solo quando gli viene lanciato un pezzo di carne che divorano immediatamente, per poi rimettersi immobili sempre vicini a Malik.

Ci spostiamo verso la pozza dove vivono gli esemplari più giovani, anche se apparentemente sembra disabitata, e appena Malik si siede, ecco che si vedono spuntare i primi occhi dall’acqua. E con l’esuberanza tipica dei giovani, con grande rapidità salgono sulla riva per contendersi il posto migliore per poter afferrare il primo pezzo di pollo. Poi, anche loro, come gli adulti, si fermano e ascoltano.

E’ una scena bellissima, toccante, direi quasi primordiale. Si capisce che fra Malik e i suoi coccodrilli c’è un grande rispetto.

E’ quasi il tramonto, ed è meglio tornare verso casa. A sua memoria, ci racconta, che solo una volta i coccodrilli hanno ucciso un ragazzo che si era tuffato in una pozza, ma questo è successo prima che iniziasse ad accudirli e che da allora non è più accaduto. Ma col buio è meglio evitare di rimanere in zona.

Prima di cena visitiamo la grande casa che ha ristrutturato completamente da solo. Una bella sala dove si mangia tutti insieme seduti sui tipici tappeti, una stanza dove ha realizzato un piccolo museo piena di antichi attrezzi che utilizzavano in passato, la sua ampia camera da letto, un altro salone dove si ascolta la musica ed infine, molto orgogliosamente, ci mostra un enorme frigorifero completamente pieno di carne di pollo surgelata, e ci dice che lui si sente onorato di essere il custode di questo antico animale e che in futuro sarà suo figlio Heider ad occuparsi dei suoi coccodrilli.